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domenica 6 gennaio 2019

Libro di Testo e Società

Libro e Società

Ricordo il grande amore che aveva mio nonno per il libro, in particolare quello scolastico.
Era un tempo in cui avere un libro era un dono, una conquista, un bene prezioso. Non era soltanto lo strumento del sapere ma, in un certo senso il Sapere stesso, la chiave per conoscere il mondo, migliorare la propria condizione sociale. 
I padri erano fieri di comperare con enormi sacrifici un libro e l’importanza che loro davano a quel prezioso strumento considerato anche, in una laboriosa visione artigianale, come uno strumento di lavoro, si trasmetteva in maniera induttiva ai figli.
Per gli insegnanti, quelli dalla vera vocazione, era un catalizzatore di sapere, il suo profondo significato, la sua essenza stessa non era solo di far apprendere ma indurre ad andare oltre. Un libro in un certo senso è uno stimolo a leggerne altri e…. ancora altri per approfondire, aggiornare, confermare, scoprire. Ad un certo punto del processo, quando l’allievo ha mezzi e strumenti linguistici, relativi al suo studio e alla vocazione personale è in grado di cercare una propria via di lettura ben sapendo che l’insegnante la favorirà, magari correggendo dubbi, mai diminuendo l’entusiasmo, ma avvertendo il pericolo degli affrettati giudizi e intervenendo per fornire nuovi elementi di conoscenza.
Cosa rimane ora? I principi fondamentali e gli ideali sono gli stessi. Il buon insegnante sempre desidera sviluppare la funzione di “contagio” ed espansione del libro, della cultura, ma la società è molto cambiata. Il mondo del lavoro ha deluso le aspettative di tutti e molti hanno dovuto emigrare per mettere a frutto le conoscenze acquisite.
La famiglia ha assunto nuove conformazioni non solo dettate dal cambiamento di usi e costumi ma anche di necessità lavorative legate a precarietà, luoghi geografici, tempi sempre più stretti.
Il libro è stato vittima del senso di sfiducia collettiva nei valori umanistici e sociali, a un malinteso senso di praticità dettato da frettolosi criteri economici, certo reali, ma con grande grado di approssimazione e labilità per il rapido mutare delle condizioni economiche generali e particolari.
Il senso di piacere della lettura, la sua funzione di stimolo è stata sacrificata spesso a criteri di apprendimento miranti alla selezione, con il criterio che per emergere bisogna lottare, essere i migliori…. Migliori di chi, di che cosa? Senza la passione, il piacere personale che certo comporta anche il sacrificio ma soprattutto la scoperta e la valorizzazione e lo sviluppo delle proprie attitudini si ha una società sempre più incolta, settoriale, e, a mio giudizio anche meno attenta ai valori costitutivi di una persona, di una civiltà.
Tutto ciò non è irreversibile ma richiede molto impegno della politica, dei formatori, della struttura scolastica stessa e dell’informazione in generale.


Arturo Ferrara