Vi sono due tipi di memoria, una personale e un’altra storica che, con i limiti che comporta il termine si possono chiamare “collettiva” o sociale. La prima è molto legata ai sentimenti, alle sensazioni, alla continua elaborazione della nostra mente che cancella e ricostruisce con meccanismi ancora non completamente conosciuti. La seconda ai documenti e alle testimonianze, scritte, orali, visive, oggi legate anche a internet. L’inesorabile tempo che scorre nel primo caso fa molta selezione e molte cose se non perdute sono in qualche angolino della mente pronte forse per essere risvegliate o forse smarrite per sempre. Nel secondo caso il grande accumulo di dati o la scarsità in alcuni casi non aiutano se non in parte a una ricostruzione aderente alla realtà (che è comunque molto complessa e visibile da molte prospettive). Detto questo credo che i documenti di ogni tipo abbiano comunque l’importante funzione di “svegliare” in noi non solo curiosità ma anche ricordi, funzione che ha anche l’arte, attraverso simboli universali, parole che ci toccano il cuore, o musiche, colori, anche odori, sapori che ci portano al nostro passato per gettare un ponte con il presente, e costruire anche un passaggio per il futuro nel labirinto della vita.
Questa premessa, spero non noiosa, per parlare del libro di Dino Pinato “Dalle origini ai giorni nostri” sulla storia dell’ANARPE dal significativo sottotitolo “Persone che hanno creduto in questa associazione e che hanno dedicato e dedicano il loro tempo a fare grande questa nostra Istituzione”. C’è tutto in questo titolo e sottotitolo e, al di là del contenuto del libro che lascio analizzare a tutti coloro che intendono approfondirlo, cosa che invito a fare perché si possono fare interessanti “scoperte” e risvegliare appunto ricordi che la fretta, i vari problemi di ogni tipo, il lavoro hanno fatto se non dimenticare mettere da parte, in quel famoso angolino della mente di cui parlavo prima, mi interessa esprimere ciò che ha suscitato in me, ormai iscritto da molti anni e appartenente a quel gruppo di persone che, pur seguendo e partecipando per quanto possibile, si è tenuto in una “zona d’ombra” dove non si tralasciano le informazioni e i rapporti sociali con i colleghi anche lontani che si vedono poche volte all’anno in varie riunioni o degli Editori o dell’Associazione o anche in convegni e seminari . Zona d’ombra, dicevo, che non è passività o menefreghismo ma, nei primi anni, rispetto per chi dell’Associazione ne sapeva molto più di me e nel tempo una constatazione amara della lontananza di alcuni colleghi, iscritti a volte solo nominalmente ma lontani e di altri che si esprimono solo in un brontolio di corridoio che critica tutto e non propone nulla che utilizza i servizi trovandone sempre i difetti e mai proponendone rimedi.
La forza di una Associazione è soprattutto nello Spirito che la anima e che la circonda è Lui che genera opere e risultati, è Lui che fa affrontare confronti con chi in società è più forte, per dirla volgarmente ha il potere di determinare, indurre…. in quanto datore di lavoro attrezzato ad ogni livello con strutture dal punto di vista tecnico molto collaudate. Nel libro sono emerse persone animate da questo Spirito di cui Dino Pinato è sempre stato un testimone e, anche per ragioni affettive, (in una Assemblea a Venezia dell’Associazione, con un’organizzazione anche culturale e turistica stupenda ho conosciuto la mia compagna) gli sarò sempre grato. Nel libro troverete memoria di tutte le altre cose che ha organizzato e che forse potevano trovare ancora più entusiasmo in un mondo come il nostro dove il lavoro stesso di propaganda sembra spingerci “l’uno contro l’altro armati” e dove tristi e anche recenti episodi hanno toccato l’umanità e la dignità di ognuno di noi (nonché il portafoglio).
Lo stesso Spirito che il libro cerca di risvegliare in noi che è quello di essere tutti nella stessa barca, di questi tempi in balia dei venti e degli Editori ma non solo delle tempeste delle leggi, burocrazie, crisi economiche che coinvolgono un po’ tutti i settori, prodotto amaro di una società che si evolve senza programmazione e di una filosofia che vorrebbe far lottare tutti contro tutti e che, nella presunta differenza, rende tutti ugualmente in crisi, armati non di molto ma della nostra storia, della volontà, dell’esperienza e soprattutto della consapevolezza dell’importanza del nostro lavoro, anche sul piano sociale e culturale.
Lo Spirito che dovrà essere nostro compagno per continuare, organizzare con sempre maggiore competenza ma anche umanità e dignità il nostro lavoro per non essere, persino volontariamente dei numeri ma consapevolmente delle persone e per avere vicino, anche solo moralmente, gli Associati tutti soprattutto quelli che ora sono lontani.
La nostra storia non è mero passato ma può essere un trampolino per il futuro, per non fare gli stessi errori…. che, ahimè si sono ripetuti un po’ troppo, per valorizzare le persone che sono andate “oltre” la burocratica, necessaria organizzazione tecnica e hanno visto anche “l’uomo”, i valori che sono certo ognuno di noi ha e, se vuole, può far emergere anche e soprattutto nelle difficili condizioni attuali nel ricordo vivo di chi non c’è più e l’ha fatto silenziosamente senza pretendere onori e ricompense.
Un grazie profondo a Dino e a tutti quelli che si impegneranno come lui anche in questa interessante prospettiva e un invito a tutti ad andare “oltre”, insieme, tutti.
Arturo Ferrara